VITAMINA D: fabbisogno, carenza e integrazione

Nell’articolo precedente abbiamo analizzato le molteplici e tanto decantate virtù di questa interessante vitamina, tuttavia sono ben pochi coloro che possono apprezzarne appieno gli effetti. La carenza di vitamina D colpisce circa il 50% della popolazione italiana e provoca patologie che riguardano il tessuto osseo, dal quale l’organismo preleva il calcio necessario al mantenimento dell’omeostasi.

Nei bambini può presentarsi rachitismo, ossia malformazioni
ossee legate ad un’ insufficiente mineralizzazione, mentre negli adulti è frequente l’osteoporosi, un disequilibrio di osteoclasti/osteoblasti con perdita minerale, ridotta massa e densità ossea ed aumentato rischio di cadute e fratture. Quest’ultima condizione è più frequente nelle donne in post menopausa, quando i livelli di estrogeni si riducono e la sedentarietà aumenta.

Il fabbisogno

Il fabbisogno quotidiano è in teoria coperto al 80% dall’esposizione solare e al 20% dalla dieta, se non fosse che gli alimenti derivanti da animali allevati al chiuso e non esposti alla luce solare contengono quantitativi minimi di tale vitamina. A ciò si aggiunge la ridotta esposizione solare dell’uomo che, tra lavori d’ufficio e creme solari, vede i valori plasmatici di questa vitamina sempre più bassi.

Per comprendere se il proprio stato è carenziale o meno è sufficiente un esame del sangue da svolgere preferibilmente a Gennaio-Febbraio, mesi nei quali i valori tendono ad essere al minimo annuale. I livelli di 25-idrossivitamina D3 devono mantenersi al di sopra di 30 ng/ml per garantire i benefici sul tessuto osseo, mentre per godere dei benefici extra-scheletrici i livelli devono stare tra 40-50 ng/ml. Valori superiori a 100 ng/ml (molto difficili da raggiungere) possono provocare un’intossicazione, caratterizzata da ipercalcemia, ipercalciuria calcoli renali ed insufficienza renale.

Integrazione di vitamina D

Spesso per raggiungere i valori ideali si rende utile il ricorso ad un integratore alimentare a base di colecalciferolo, da assumere quotidianamente in quantità tra le 1000 e le 4000 UI, oppure, dal momento che la vitamina D si accumula nel corpo, si ricorre per comodità anche all’assunzione di megadosi (circa 50000 unità) una volta ogni 1-4 settimane. Per quanto riguarda la cura dell’osteoporosi gli esiti migliori si hanno solo con la contemporanea somministrazione di calcio e colecalciferolo, in dosaggi giornalieri superiori a 1000mg e 400UI rispettivamente.

Tirando le conclusioni, è innegabile che l’integrazione sia speso la via più semplice da seguire, specialmente quando sostenuta da un marketing così forte, ritengo però che, a patto che la carenza sia dimostrata da esami ematici effettuati annualmente, non sia la strategia da consigliare nella maggioranza dei casi.

Il mio consiglio è quello di impegnarsi in una maggiore esposizione solare, la quale evita una possibile intossicazione (una volta raggiunto il fabbisogno di circa 15000-20000 UI/die, la previtamina D3 nella pelle viene convertita in metaboliti diversi dalla vit. D3, privi di attività vitaminica), è gratuita e permette al soggetto di svolgere contemporaneamente attività fisica,
fondamentale per una buona salute muscolo-scheletrica e metabolica.

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