VITAMINA K

Che cos’è?

Per vitamina K si intende un insieme di molecole simili ma non identiche, che comprendono il fillochinone (o vitamina K1), il menachinone (vit. K2) e il menadione (vit. K3). Tutte e tre svolgono le stesse funzioni e sono fondamentali per la corretta coagulazione del sangue, senza la quale si avrebbero inarrestabili emorragie. La vitamina K agisce infatti come coenzima coinvolto nella trasformazione della protrombina in trombina e del fibrinogeno in fibrina, con conseguente formazione del coagulo, senza tuttavia favorire un’eccessiva coagulazione o un aumentato rischio di trombosi in caso di assunzione eccessiva.

La vit. K influenza anche la salute di ossa e tendini, agendo come coenzima nella produzione di proteine coinvolte nel metabolismo osseo quali l’osteocalcina (prodotta dagli osteoblasti e necessaria a legare il calcio, rinforzando la struttura ossea) e la proteina MGP, che impedisce l’eccessivo accumulo di calcio in osso, cartilagine, parete dei vasi sanguigni, reni e altri tessuti molli, prevenendo la calcificazione delle arterie e il rischio di aterosclerosi. Essendo liposolubile, la K si accumula in fegato e tessuto adiposo ma, a causa del rapido turnover, le scorte sono poche e il suo apporto deve essere costante.

Il fabbisogno non è stabilito, tuttavia i LARN raccomandano un’assunzione quotidiana di 140 mcg/die sia per l’uomo che per la donna.

Fonti di vitamina K

Le fonti alimentari di K1 sono le verdure a foglia verde (cavolo nero, spinaci, ortiche, cicoria, radicchio, indivia, lattuga, cime di rapa, prezzemolo e basilico), i kiwi, il germe di grano e le cipolle, mentre la K2 non si trova nei vegetali ed è prodotta esclusivamente dalla fermentazione della fibra alimentare ad opera dei batteri, perciò le fonti sono il microbiota, alcuni prodotti animali (fegato, frattaglie, latticini, tuorlo d’uovo) e gli alimenti fermentati (es. i crauti). Dal momento che la vitamina K è prodotta anche dal nostro microbiota, proprio per questo è importante mantenerlo in salute attraverso la regolare assunzione di alimenti probiotici e prebiotici.

Carenze di vitamina K

La carenza di questa vitamina è subdola in quanto non esistono sintomi lievi ma solo gravi (sanguinamento importante e ferite che non si rimarginano), inoltre la carenza cronica può portare nel tempo ad osteoporosi, fratture ed aterosclerosi. In ogni caso le carenze sono rare e le principali cause consistono in terapie prolungate con antibiotici, disbiosi, disturbi da malassorbimento dei lipidi (es. morbo di Crohn) o farmaci che lo provocano (Orlistat). Dal momento che la vitamina K è termostabile e quindi non viene danneggiata dalla cottura, nè viene persa nell’acqua utilizzata per ammollare o bollire gli alimenti, difficilmente si possono riscontrare carenze in soggetti con un’alimentazione varia ed equilibrata.

Integrazione

L’integrazione potrebbe risultare utile in coloro che stanno facendo una terapia antibiotica (che inevitabilmente uccide i batteri intestinali deputati alla produzione di questa vitamina) e in tutti quelli che hanno alti valori ematici di calcio o vitamina D3, così da ridurre il rischio di calcificazioni ai tessuti molli.

Infine una nota importante riguarda i pazienti trattati con l’anticoagulante warfarin (Coumadin): costoro non devono semplicemente limitare l’assunzione di vitamina K attraverso gli alimenti, ma soprattutto cercare di avere un introito più regolare possibile, senza sbalzi, così che il medico possa prescrivere la giusta dose di farmaco senza che questo perda efficacia.

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