IODIO E IPOTIROIDISMO:

Funzioni, fabbisogno e fonti alimentari del minerale indispensabile alla tiroide

Funzioni dello iodio e degli ormoni tiroidei

Lo iodio è un minerale appartenente alla categoria dei microelementi che ha l’importantissima funzione di regolare la crescita, il trofismo e il metabolismo del nostro organismo. Esso infatti si accumula nella tiroide dove è indispensabile, insieme all’aminoacido tirosina, per la produzione degli ormoni tiroidei T3 e T4, sotto la spinta del TSH ipofisario. Gli ormoni tiroidei agiscono sulla maggior parte degli apparati del nostro corpo:

Sistema nervoso centrale: stimolano la neurogenesi, la sinaptogenesi e la crescita assonale

Apparato scheletrico: stimolano la crescita somatica e il turnover osseo

Sistema cardiovascolare: inducono vasodilatazione, un aumento della frequenza e della forza di contrazione cardiaca e dell’eritropoiesi

Apparato gastrointestinale: accelerano la motilità intestinale

Sistema riproduttivo: regolano la gametogenesi, l’ovulazione e la fertilità

Apparato escretore: aumentano il flusso renale e la filtrazione glomerulare

Hanno inoltre un importante effetto metabolico aumentando il consumo d’ossigeno, la termogenesi, la sintesi proteica, la lipolisi, la glicogenolisi e la gluconeogenesi.

Carenza di iodio e ipotiroidismo

Nel mondo la carenza alimentare di iodio è la più frequente causa di ipotiroidismo, una sindrome caratterizzata da una ridotta produzione degli ormoni tiroidei e quindi dei loro effetti sulle cellule bersaglio. L’ipotiroidismo in Italia colpisce il 2-7% della popolazione, con un rapporto femmine-maschi di 5:1. Questa condizione clinica è caratterizzata da:

gozzo: è un ingrossamento della tiroide dovuta allo stimolo costante del TSH che induce la proliferazione e la differenziazione delle cellule della tiroide

-disturbi neurologici: astenia, letargia, difficoltà di concentrazione, riflessi rallentati, pensiero rallentato, perdita di memoria e depressione

-sintomi gastrointestinali: peristalsi rallentata, stipsi e formazione di calcoli alla colecisti

-sintomi cardiovascolari: bradicardia, cardiomegalia, ipertensione diastolica, ridotta tolleranza all’esercizio fisico e dispnea da sforzo

-segni metabolici: dislipidemie, rallentamento del metabolismo basale, ipotermia, intolleranza al freddo, ridotta sensibilità insulinica, aumento del peso corporeo e della massa grassa

-aborto spontaneo nelle donne gravide e sviluppo di anomalie congenite, cretinismo e ritardi della crescita nei bambini.

Fabbisogno di iodio

Il fabbisogno fissato dai LARN è di 150 mcg/die sia per i maschi che le femmine, valori che però arrivano a 250 mcg/die in gravidanza e allattamento. Dosi superiori a queste difficilmente provocano tossicità in soggetti sani, tuttavia comunque non garantiscono vantaggi per la salute o la prevenzione da malattie ed è consigliato non superare i 600mcg/die. Se la terapia tradizionale dell’ipotiroidismo si basa sulla somministrazione orale a stomaco vuoto di T4 in dosi proporzionate ad età, sesso e peso corporeo, nel caso in cui la patologia sia causata da un’insufficienza iodica può essere sufficiente anche la sola somministrazione di iodio alimentare.

Fonti alimentari principali

Purtroppo solo pochi alimenti sono ricchi di questo minerale e in più il loro contenuto è estremamente variabile a seconda della differente composizione del suolo e della sua distanza dal mare. Le principali fonti alimentari di iodio sono:

alghe: l’alga kelp o kombu è l’alimento in assoluto più ricco di iodio dal momento che è capace di assorbirlo dall’acqua di mare: un piccolo frammento di kelp disidratato è sufficiente a coprirne l’intero fabbisogno giornaliero. Anche l’alga wakame e l’alga nori sono ottime fonti.

pesci di mare: tutti i pesci di mare ed in particolare i pesci magri riescono ad accumulare iodio in modo proporzionale alla sua concentrazione nell’acqua. Il pesce più ricco di tutti è il merluzzo.

molluschi e crostacei: come tutti gli altri organismi marini riescono a ”caricarsi” di iodio, divenendo così un ottima fonte. Astice, ostriche, vongole, granchi e gamberetti sono gli organismi più ricchi di questo minerale.

latte, yogurt e uova: il contenuto di iodio varia in base alla concentrazione del minerale nel foraggio che hanno mangiato gli animali nel corso della loro vita. Latte, yogurt e uova sono una buona fonte, mentre i formaggi no dato che lo iodio, essendo idrosolubile, viene perso con il siero.

ortaggi e cereali: il contenuto di iodio in frutta, verdura, legumi e cereali è generalmente basso e molto variabile in base alla composizione del suolo, all’uso di fertilizzanti e all’acqua utilizzata per l’irrigazione. Se il terreno non è carente di iodio, tuttavia, gli alimenti vegetali possono diventare buone fonti di questo minerale dato che vengono assunti quotidianamente in abbondanza, a patto però che vengano consumati integrali e con la buccia, dove sono concentrati circa i 2/3 dello iodio. C’è poi da tenere presente che, essendo idrosolubile, la bollitura degli alimenti provoca il suo passaggio nell’acqua di cottura e quindi perdite fino al 50% se questa poi non viene consumata.

sale iodato: è sale artificialmente arricchito di iodio col preciso scopo di prevenire possibili carenze nella popolazione. In Italia in 5 g di sale iodato sono contenuti in circa 150 µg di iodio, ossia il fabbisogno giornaliero. Anche se il sale iodato è una buona fonte di iodio è importante non esagerare col suo consumo. Infatti la dieta moderna è già fin troppo ricca di sodio, il quale è fortemente responsabile di ipertensione, ritenzione idrica e altre patologie cardiovascolari.

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